Rifiuta la chemioterapia per far nascere la figlia: le rimangono poche settimane di vita

Fino a quel momento, la vita era stata clemente con Ashley Bridges: lei e il fidanzato Jonathan Caughey erano innamorati, Braiden, il loro bimbo di 6 anni, era meraviglioso, e attendevano con ansia di coronare il loro sogno d'amore con un matrimonio e l'arrivo di un altro bambino.

Era tutto perfetto fino a due anni fa, quando la vita di Ashley, 24 anni, che vive a Menifee, in California, cambiò per sempre: prima la scoperta del male che non ti aspetti in concomitanza con una gravidanza, poi la decisione di non sottoporsi alle cure per dare alla luce la propria bambina. Oggi Ashley è appesa alle poche settimane di vita che i medici hanno pronosticato. Solo un miracolo potrebbe salvarla da quell'incubo senza fine che ha avuto inizio con un banale dolore.




Era la primavera del 2012 e Ashley si lamentava spesso per un fastidio al ginocchio. Per più di un anno la risposta dei dottori era sempre stata la stessa: la ragazza soffriva di un'artrite o una borsite. Ma, nonostante le cure, non c'erano miglioramenti. Un anno di visite senza mai capire che
il problema era un altro e molto più grave. Nell'ottobre del 2013, con il dolore che a mala pena le permetteva di reggersi in piedi, Ashley prese un appuntamento con uno specialista: ma a quella visita non poté presentarsi mai. I dolori erano così lancinanti che il fidanzato fu costretto a portarla d'urgenza in ospedale. «Era una sofferenza insopportabile – ha raccontato la ragazza – le dita dei piedi si erano intorpidite, non avevo più sensibilità alla gamba».

La radiografia rivelò che Ashley aveva un osteosarcoma, un tumore alle ossa che doveva essere trattato con urgenza. «Continuavo a ripetermi che non era possibile – ha detto – Ero arrabbiata, pensavo a tutti quei mesi in cui nessuno era riuscito a individuare il mio problema che poteva essere preso in tempo».

La ragazza è stata sottoposta a un intervento chirurgico per rimuovere il ginocchio e la maggior parte del femore. I medici le dissero che avrebbe dovuto immediatamente sottoporsi alla chemioterapia. Ma Ashley aveva scoperto di essere incinta di 10 settimane e il trattamento avrebbe messo a rischio la gravidanza. «Quando mi hanno detto cosa sarebbe accaduto alla mia bambina – ha detto – non c'è stata scelta per me. Ho fatto quello che doveva essere fatto. Non potevo uccidere una bimba sana perché io ero malata. La sua vita vale quanto la mia e come mamma il mio compito è di proteggerla. Non potevo fare la chemio».




Irremovibile nella sua decisione di ritardare il trattamento, Ashley ha portato a termine la sua gravidanza: la piccola Paisley è nata a luglio circondata dall'affetto della famiglia che ha sostenuto la ragazza nei difficili mesi prima del parto. Ma la gioia per la nascita si è trasformata presto in disperazione: una scansione completa del corpo ha rivelato che il cancro si era diffuso ovunque. Per i medici, alla ragazza rimanevano pochi mesi di vita.

«Mi sono sposata a novembre. Sono riuscita ad arrivare prima al Ringraziamento e poi al Natale – ha concluso Ashley – a marzo c'è il compleanno di Braiden e poi quello di Paisley. Un passo alla volta mi spingerò in avanti». Per adesso ogni attimo è impegnato a creare ricordi per i figli. Foto, canzoni e filmati che possano raccontare ai piccoli, quando Ashley non ci sarà più, chi era la loro mamma. «Sono piccole cose che accompagneranno mio marito e i miei figli a non perdermi. Voglio che i miei figli sappiano quanto li ho amati e quanto mi sono battuta per loro». Battuta come una leonessa, fino a morire per loro.
(fonte:il messaggero)

Nessun commento:

Posta un commento